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Tap, l’annuncio della società: “Primo gas dall’Azerbaijan”

ITALIA – “Il gas proveniente dall’Azerbaijan è iniziato a fluire fisicamente oggi lungo il Trans Adriatic Pipeline (TAP) verso l’Europa”: l’annuncio è della multinazionale.

Lo scorso 15 novembre, ricorda Tap, l’inizio delle operazioni commerciali. Quindi in data odierna un’altra tappa nella chiacchierata vicenda del gasdotto con approdo a San Foca.

“Le prime molecole di gas hanno raggiunto in giornata sia la Grecia e la Bulgaria, attraverso il punto di interconnessione con la rete DESFA a Nea Mesimvria, sia l’Italia, attraverso il punto di interconnessione tra TAP e Snam Rete Gas (SRG) a Melendugno”, rende noto la società.

“Questa è una giornata storica per il nostro progetto, per i Paesi che ci ospitano e per l’intero settore energetico europeo. -ha commentato Luca Schieppati, Managing Director TAP – TAP è ora parte integrante della rete di distribuzione del gas del continente e contribuisce significativamente alla transizione energetica in atto. Offriamo un servizio di trasporto diretto, sicuro e a costi competitivi lungo la nuova rotta del Corridoio Meridionale del Gas, che attraverso i Paesi del sud est europeo raggiunge tutto il continente”.

“L’inizio delle forniture fisiche di gas – ha aggiunto Marija Savova, Direttore Commerciale TAP – costituisce una pietra miliare per il mercato energetico europeo. Siamo pronti per offrire ai nostri shipper un servizio di fornitura affidabile nei prossimi mesi e anni, e allo stesso tempo guardiamo già avanti al lancio della seconda fase nel market test in estate, che consentirà la futura espansione di TAP, raddoppiando la capacità di trasporto del gasdotto fino a 20 miliardi di metri cubi annui”.

“TAP è un Transmission System Operator che fornisce capacità agli shipper interessati al trasporto di gas naturale verso numerosi mercati in Europa. Quale nuova rotta di importazione, il Corridoio Meridionale del Gas favorisce la sicurezza energetica dell’Europa, la progressiva integrazione dei mercati e il percorso di decarbonizzazione intrapreso dall’Unione”, la considerazione conclusiva della multinazionale.

Gli attivisti, da sempre contrari all’opera, continuano a contestarne l’inutilità, la pericolosità e l’imposizione “dall’alto”. E, inoltre, criticano le modalità con cui si è proceduto alla sua realizzazione, ovvero la “militarizzazione” del territorio di Melendugno che portò alla creazione di una zona rossa, a un periodo di forti tensioni sociali e a strascichi giudiziari.