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Registro Unico degli Esclusi, verso una normativa comune?

Il mondo del gioco pubblico italiano continua ad essere tra gli argomenti più caldi del dibattito pubblico. Spesso al centro di polemiche e altre volte al centro di importanti piani di riordino. In attesa della riforma, che il gioco aspetta quantomeno dall’anno della sua effettiva legalizzazione, operatori di settore ed esperti continuano a lavorare anche al minimo dettaglio per un ambiente di gioco sempre più a misura d’uomo. Per questo il Dipartimento di Scienze Cliniche e Medicina Traslazionale dell’Università Tor Vergata di Roma ha organizzato un forum specifico sul tema del Registro Unico degli Esclusi, uno strumento a disposizione di operatori e giocatori che potrebbe diventare presto una strategia europea comune. Il forum si è focalizzato sul tema del Registro Unico, largamente impiegato in Italia nei settori dei casinò e delle scommesse sportive. Obiettivo degli studi, al momento, è quello di ricercare la quadra giusta tra l’autodeterminazione del giocatore, lo Stato che norma il gioco pubblico e la libertà di iniziativa economica tipica di chi eroga il servizio, particolarmente nel settore dei contratti da gioco. Obiettivo quello di individuare le basi corrette – a livello giurisdizionale – per introdurre strategie operative a sostegno dei protagonisti della filiera.

L’autoesclusione dal gioco non è un fenomeno solo italiano ma largamente utilizzato in altri stati, dal Belgio agli Stati Uniti. Ma ha ovunque finalità diverse e funzionalità differenti. Di qui l’iniziativa di renderlo uno strumento meno diversificato e frammentato. Un protocollo unico a tutte le latitudini. Le organizzazioni diverse a livello geografico inficiano anche sul corretto funzionamento dello strumento. Nel tempo è nato un nuovo profilo di giocatore online, a cui va garantita in ogni processo assoluta centralità. Dal marketing socialmente responsabile all’attenzione sui comportamenti del consumatore, lo scenario oggi è del tutto differente.

L’obiettivo – si diceva – è rendere il Registro Unico degli esclusi una strategia. Così l’autoesclusione dal gioco potrebbe basarsi su un sistema indipendente dalle tipologie di gioco tramite approcci rilevanti per il concetto di responsabilità e che coinvolgano tutti gli attori della filiera di gioco. Un utilizzo individuale dello strumento rischia di comprometterne efficacia e validità. Da qui l’urgenza – è emerso dal forum – di una legislazione unica per tutti quegli Stati che aderiscono ad un determinato sistema di gioco. Strumenti quindi semplificati ma proattivi ed intercettativi verso qualsivoglia tipo di disagio, patologico o problematico.

Una visione del genere, che vede l’autoesclusione come strategia, sarebbe una novità. In primis in Italia, con un framework normativo e regolatorio che definisca i principali aspetti della strategia. E che preveda magari anche l’eteroesclusione. Dettagli questi che potrebbero portare anche ad una comunicazione più sostenibile, individuando forme di pubblicità e comunicazioni all’interno del vigente quadro normativo. Ma a migliorare più di tutto sarebbero le condizioni di gioco, rese ancora più sicuri in ambienti protetti e vigilati. Non di certo solo online.