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Coldiretti Puglia, +53% prezzi grano dopo un mese di guerra: crescono quotazioni “made in Italy”

BARI Serve una stretta per attivare la Misura 21 del PSR Puglia e salvare la ‘Fattoria Puglia’ con 120 stalle che hanno già chiuso i battenti nel 2021, quando il caro bollette e i prezzi schizzati di mais e soia per l’alimentazione stanno mettendo a rischio la sopravvivenza delle 850 aziende zootecniche pugliesi. E’ quanto chiede Coldiretti Puglia, in merito all’attivazione della misura semplificata dello Sviluppo rurale introdotta dalla Commissione Ue per aiutare le imprese agricole e agroalimentari a superare l’emergenza economica e la crisi di liquidità provocate dal Covid 19 che potrebbe essere riaperta per far fronte alla crisi aggravata dalla guerra in Ucraina.

La carenza di mais e soia, con le speculazioni in atto che hanno fatto schizzare i prezzi delle scorte, sta mettendo in ginocchio gli allevatori pugliesi che devono affrontare aumenti vertiginosi dei costi per l’alimentazione del bestiame (+40%) e dell’energia (+70%) a fronte di compensi fermi su valori insostenibili. Il costo medio di produzione del latte, fra energia e spese fisse – sottolinea Coldiretti – raggiunge anche oltre 0,50 euro al litro di latte alla stalla, un costo molto superiore rispetto al prezzo riconosciuto ad una larga fascia di allevatori.

All’aumento dei costi di produzione non corrisponde la giusta remunerazione del latte alla stalla, quando per poter pagare un caffè al bar gli allevatori pugliesi devono mungere tre litri di latte pagati solo qualche decina di centesimi alla stalla, ben al di sotto dei costi di produzione in forte aumento per i rincari di mangimi ed energia, scattati già prima della guerra in Ucraina.

“Dai campi alle stalle si sono impennati i costi di produzione per effetto dei rincari delle materie prime che hanno fatto quasi raddoppiare la spesa per le semine, per cui è necessario dare liquidità alle aziende zootecniche, oltre che adeguare i compensi riconosciuti agli allevatori per il latte”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

Infatti le quotazioni dei principali elementi della dieta degli animali, dal mais alla soia, sono schizzati su massimi che non si vedevano da anni con il rischio di perdere capacità produttiva in una regione già fortemente deficitaria per i prodotti zootecnici.

“Il prezzo del latte alla stalla in Puglia deve necessariamente essere al di sopra dei costi di produzione, quando nella forbice tra produzione e consumo ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi degli allevatori e la necessaria qualità da assicurare ai consumatori”, ribadisce il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni.

L’impennata dei costi, registrato già prima dello scoppio della guerra, aveva determinato la chiusura di oltre 120 stalle in Puglia in 1 anno con le imprese di allevamento da latte allo stremo, per cui Coldiretti Puglia chiede alla Regione Puglia un intervento concreto per sostenere le aziende zootecniche schiacciate da questa tempesta perfetta.

Serve responsabilità con accordi di filiera che garantiscano una adeguata remunerazione dei prodotti agricoli e punti a privilegiare sugli scaffali il Made in Italy a tutela dell’economia, dell’occupazione e del territorio – insiste Coldiretti Puglia – con il coinvolgimento delle differenti catene della Grande Distribuzione Organizzata.

In 7 anni – dal 2014 ad oggi – hanno già chiuso in Puglia 440 stalle, è il grido d‘allarme lanciato da Coldiretti Puglia, con gli allevatori ormai costretti inesorabilmente a chiudere i battenti e a vendere gli animali. Quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere – insiste Coldiretti Puglia – spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado.

Si tratta di un errore imperdonabile che è possibile recuperare – aggiunge Coldiretti – perché ci sono le condizioni produttive, le tecnologie e le risorse umane per raggiungere in Italia l’autosufficienza alimentare.  Per questo oggi in Italia bisogna agire subito – continua Coldiretti – facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti con lo sblocco di 1,2 miliardi per i contratti di filiera già stanziati nel Pnrr, ma anche incentivando le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’ Ismea e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali”. E poi investire – conclude Coldiretti – per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, contrastare seriamente l’invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all’abbandono nei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l’innovazione tecnologica e le NBT a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici.