Pubblichiamo l’intervista a Raffaele Paladini, comandante della Polizia locale di Campi Salentina che da poco si è insediato nel ruolo. Sessantadue anni e una laurea in Giurisprudenza, Paladini ha già avuto altre esperienze che porta nel nuovo incarico sotto forma – ci racconta – di disponibilità al confronto con i cittadini. Intanto, a Campi – spiega – ha trovato una bella accoglienza e ringrazia il sindaco Alfredo Fina.
1. Quali sono le sfide che l’attendono nel suo nuovo incarico di comandante della Polizia locale di Campi Salentina?
Non è questione di sfide. Il ruolo che un Operatore di Polizia è chiamato a ricoprire tutti i giorni è fondamentale, in quanto ha a che fare con la tutela e la sicurezza della cittadinanza e degli spazi pubblici del territorio di propria competenza.
In particolare, come è noto, la Polizia Municipale, quale organo locale di controllo, è impegnata a far rispettare la legalità, dai Regolamenti di polizia urbana alle norme contenute nel Codice Penale. Ritengo, pertanto, che per meglio comprendere quali siano i compiti e le responsabilità di un Corpo di P.L., come quello in questione, non si può prescindere da un’analisi di quanto contemplato nella Costituzione della nostra Repubblica.
A Campi S.na, sin da subito, ho trovato una bella accoglienza non solo da parte delle autorità civili – colgo l’occasione per ringraziare tutti nella persona del sindaco, Alfredo Fina – ma anche da parte dei cittadini ai quali chiedo, sin d’ora, di essere il più possibile collaborativi e ligi al rispetto delle regole. Certamente tutto è direttamente proporzionale alle dimensioni di una comunità. Un elemento, questo, da cui non possiamo prescindere nel programmare qualsivoglia tipo di attività preventiva o di controllo del territorio.
2. Com’è cambiato nel tempo il ruolo del corpo?
Il tempo cambia tutto e tutto cambia con il tempo. La condizione di “immanenza” non appartiene a nessuno che abiti questo nostro pianeta. Ovviamente, lungi da me il filosofare su questioni così complesse come le funzioni di un Corpo di Polizia in un Comune. Ma è ovvio che oggi il tema della multi-disciplinarietà sia pane quotidiano per qualsiasi uomo o donna operi a favore della sicurezza pubblica.
L’Agente di Polizia Locale ha funzioni ben definite in ambito giudiziario, stradale, ambientale, amministrativo, tributario, nella pubblica sicurezza, ed è equiparato all’agente di Polizia di Stato quando si tratta di TSO e ASO. Le competenze di questa figura si sono espanse parecchio negli ultimi anni e l’integrazione dei saperi è giunta di conseguenza. Per questo una formazione permanente ed un aggiornamento costante sono alla base dei successi di un lavoro, qual è quello svolto da quelli che un tempo venivano chiamati molto semplicemente “Vigili Urbani”.
3. Oltre alla naturale sinergia con l’amministrazione comunale, intravede anche – ciascuno per le proprie competenze, s’intende – un proficuo rapporto con le forze dell’ordine a tutela della legalità?
La domanda di sicurezza è sempre forte e ciascuno di noi – in funzione del proprio ruolo e competenze – è chiamato a dare le risposte adeguate ai propri concittadini. La Polizia Locale di Campi è al fianco della gente e lo si può riscontrare ogni giorno, a prescindere dalla mia presenza. Così come è proficuo ed incisivo il lavoro delle Forze dell’Ordine in generale e dei Carabinieri, di cui Campi ospita anche il Comando della Compagnia.
Se è vero come è vero che l’unione fa la forza, come potremmo non comunicare fra noi per dare manforte alle istituzioni e garantire sogni tranquilli ai cittadini?
4. Spesso i vigili sono guardati con sospetto dalla popolazione locale. Quali, a suo avviso, gli strumenti a vostra disposizione per comunicare un’immagine positiva del vostro ruolo?
Già in una mia precedente dichiarazione sul punto, ripresa proprio dalla vostra testata giornalistica, ebbi a dichiarare che non possiamo essere simpatici a tutti. Non vi è dubbio che, in piccole comunità come le nostre, dove spesso gli agenti di Polizia Locale risiedono nello stesso paese in cui prestano il loro servizio, non sempre è facile inculcare nel cittadino che la conoscenza diretta della persona prescinde da un’eventuale sanzione in presenza di azioni o comportamenti che contravvengono alle Leggi dello Stato. Tuttavia il clima è sereno e molto collaborativo. Non ci sono particolari criticità che richiedano un surplus di impegno o ingenerino preoccupazioni che non siano di ordinaria amministrazione. Ad oggi posso dire che mi trovo ad operare in una comunità abbastanza disciplinata e tendenzialmente aperta a quella cooperazione che rende la collettività fertile di idee e progressi.
5. Ritiene che le famigerate “multe” siano uno strumento per “fare cassa”, come sovente si suol dire, o possono anche assolvere al compito di educare la collettività al rispetto delle regole?
Le regole esistono innanzitutto per tutelare i soggetti più deboli. A noi è demandato il compito di vigilare e, ove necessario, provvedere affinché non vi siano abusi o concessioni di libertà non determinate dalla legge ma soltanto dalla prepotenza e dalla naturale vocazione alla prevaricazione che alcuni cittadini – a Campi come in tutti i paesi del mondo – alimentano indisturbati. Oggi il Comando conta 5 unità e due autovetture. Siamo chiaramente sottodimensionati rispetto alle reali esigenze del territorio. Ma siamo anche fiduciosi in un futuro prossimo più roseo. Le multe esistono perché i rimproveri e le pacche sulla spalla non sono certo sufficienti a debellare il sopruso e, per dirla tutta, non sono neppure contemplati dal Codice della Strada. Certo, l’elasticità – lo ribadisco, qualora non fossi stato chiaro – non deve mai mancare. Purché non diventi costume. Le multe “famigerate”, come sovente si definiscono, fanno cassa ma non servono a fare cassa. Il lettore scuserà il gioco di parole: non vi è dubbio che i denari rivenienti dalle multe confluiscano nelle casse comunali. Ma le multe non sono uno strumento per fare cassa. Servono a determinare esattamente il punto dove finisce la libertà di un soggetto e comincia quella di un altro (in questo caso dove finisce la libertà del cittadino e comincia quella dello Stato).
In definitiva vorrei ricordare che non operiamo più come vigiles, vigilanti e controllori, ma come agentis, entità che fanno e agiscono. Questo cambiamento lo abbiamo assorbito e lo porteremo gradualmente in ogni nostra attività.
6. Cosa porterà, nel suo nuovo ruolo, delle precedenti esperienze a Calimera e Novoli?
Sono a servizio degli enti da più di trent’anni. Certamente le esperienze di Comando a Calimera e Novoli mi hanno formato all’assunzione di responsabilità dirigenziali. Ma non posso certo non fare tesoro della inestimabile esperienza acquisita quale Agente di Polizia Locale presso il comando di Surbo, mia città natale e luogo dove tutt’oggi ancora risiedo e lavoro.
Il mio e quello di tutti i miei colleghi è un lavoro il più delle volte scomodo. Per questo ci vuole tanta pazienza, ma soprattutto occorre tener presente che l’intesa con gli amministratori è fondamentale per ottenere il più velocemente possibile risultati apprezzabili per l’intera collettività. Ragion per cui, delle mie precedenti esperienze di Comando voglio evidenziare la disponibilità nei confronti dei cittadini, che avranno la possibilità di confrontarsi con me e con i miei collaboratori in primis.
E poi rispetto delle indicazioni che gli amministratori vorranno fornire e che sarà mio compito conciliare sempre e soltanto nel pieno rispetto delle leggi in vigore e dell’esercizio delle rispettive prerogative. Ognuno sappia fare la sua parte. Il resto – se avremo fatto bene o avremo agito male – lo diranno il tempo … e i posteri!